Il nostro agronomo Domenico Abate, specializzato in post raccolta e tecnico di campo, ha conversato con Uva da Tavola per svelare i dettagli che preservano la qualità del frutto dopo dopo la raccolta. Il focus è sull’uva da tavola, che, a differenza di altra frutta, presenta molte criticità di gestione.
Ecco un estratto dell’articolo pubblicato su Uva da Tavola:
Domenico, tornando al post raccolta, conoscere i propri punti deboli è il primo, fondamentale, passo per migliorare: quali sono i nostri?
Non è semplice parlare dei punti deboli. Mentre il panorama varietale cambia con l’introduzione di sempre nuove e diverse cultivar apirene, la nostra gestione del post raccolta è purtroppo ancora tarata sul comportamento delle vecchie varietà con semi.
Al momento non c’è sul territorio italiano un ente predisposto a fare ricerca sul comportamento delle diverse varietà in post-raccolta e quindi le aziende, sia di commercializzazione che di produzione pagano a proprie spese queste esperienze.
Entrando nel concreto direi che il primo punto che si potrebbe migliorare è la gestione del prodotto appena tagliato. Spesso purtroppo le cassette di uva appena raccolta sostano al sole per ore prima di essere caricate e trasportate per il confezionamento o la spedizione. Le alte temperature e il calore disidratano molto velocemente il prodotto e a patire maggiormente il caldo è soprattutto il rachide, che già in questa fase comincia a disidratarsi.
Altro aspetto di cui tener conto, poi, è la necessità di fare un uso consapevole dell’anidride solforosa per la conservazione dell’uva. Questo passaggio, se effettuato, senza prestare le dovute accortezze, potrebbe addirittura danneggiare il prodotto.
Circa la fase di “spedizioni rapide”, invece, punto debole è il trasporto dell’uva che può essere migliorato ricorrendo all’uso di buste apposite. Luchsinger, infatti, nell’intervista che avete pubblicato parla della “busta camisa” riferendosi appunto alla busta entro cui, in Cile, si inserisce l’uva e che successivamente viene posta all’interno della cassa da spedire. Questa tecnologia in Italia è già adoperata da alcune aziende che si occupano di lavorazioni particolari.
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